La Comédie-Ballet al tempo di Luigi XIV
Uno delle forme di spettacolo emblema, che trasferì il concetto di balletto da quello di Corte a forme rappresentative “maggiormente teatrali”, è sicuramente quella della Comédie-Ballet.
Uno dei più grandi esponenti nonché pioniere di questa forma d’arte è Molière con l’opera “I Seccatori” del 1661.
Questa commedia danzata rappresenta in tutto e per tutto il passaggio radicale tra danza di corte e arte teatrale professionistica.
Vi era già presenti negli stili antecedenti, aria di mutamento verso un qualcosa di più progettato e preparato, specialmente sul piano interpretativo e della scelta dei partecipanti in base alla bravura e non più solo in base alla schiera sociale.
Ad ogni modo, pare che questa invenzione non sia avvenuta per volontà, ma più accidentalmente, dopo che Molière venne ingaggiato a Palazzo per un evento in onore del Re Sole Luigi XIV.
Qui dovette improvvisare poiché la produzione lo fornì di meno danzatori dei quali in realtà aveva bisogno per sostenere le opere commissionate: una commedia ed un balletto.
A questo punto fu egli stesso a decidere di unire i due spettacoli, proprio per la mancanza di partecipanti, costruendoli in ordine da poter dare agli stessi momenti di pausa e di transizione, sia per il recupero delle forze, sia per dare possibilità maggiori ai cambi dei costumi.
Questa commedia-balletto ebbe un forte impatto sulla scena e nei confronti del pubblico, tanto da spingere l’inventore a crearne ulteriori sullo stesso filone logico.
Molière ne scrisse altri del medesimo genere, per un totale complessivo di ben 12 opere di comédie-ballet, alle quali collaborarono inoltre artisti, musicisti, danzatori e coreografi di fama nazionale come il maestro di danza Pierre Beauchamp e il compositore Lully, entrambi derivanti dal ballo di corte, all’interno del quale riuscirono già a farsi conoscere notevolmente.
In ogni caso, all’interno dello stile della comédie-ballet, il comparto musicale e i movimenti avevano entrambi un profondo rapporto con l’azione scenica, infatti, a differenza del balletto cortigiano, la commedia ballata possedeva una tematica drammaturgica molto rilevante al contrario di quelle alle quali si era abituati sino a quel tempo.
Nella danza di corte si utilizzava una linea di congiunzione tra le entrate, ma era una linea di drammaturgia molto flebile, che doveva servire esclusivamente come collegamento tra gli episodi.
Al contrario nella comédie-ballet, vi era una massiccia partecipazione e collaborazione tra attori e ballerini, poiché entrambe le mansioni equivalevano a ruoli di rilevante importanza per questo genere, pressoché in egual misura.
Come per la danza cortigiana, anche nella comédie erano presenti sia danzatori professionisti che nobili dilettanti (sempre meno).
Re Sole che durante il suo regno partecipò a svariate opere, ed era amato ed acclamato dal pubblico e dai reali per questo suo gusto artistico, dopo la partecipazione a “I magnifici amanti” del 1670, decise di abbandonare per sempre le scene, segnando così la fine dell’epoca dei nobili danzatori amatoriali.
Lo spazio venne dunque lasciato ai danzatori e coreografi professionisti, che iniziarono a gettare le basi accademiche della danza classica.