Espansione della danza moderna in Belgio, Italia e Giappone
La Danza moderna nell’ultimo secolo ha ottenuto un grande exploit sia a livello di accoglienza che a livello di propagazione.
Essa si è di fatto espansa a macchia d’olio su tutto il territorio Americano per poi passare a quello europeo e spingersi ben oltre suoi confini, raggiungendo anche Paesi Orientali come il Giappone.
Un forte impatto lo si ha anzitutto in Europa dagli anni 50 in poi, da quando le tendenze artistiche di svariati settori (moda, cinema, pittura, teatro) iniziano all’unisono a spingersi verso un nuovo sistema descrittivo, o meglio, non descrittivo, perché se fino a quel momento il Mondo era stato abituato a qualcosa di tangibile e rappresentazioni basate sulla descrizione del vero (vicende, eventi importanti, personaggi storici), ecco che nel periodo moderno e contemporaneo passiamo in un linguaggio rappresentativo maggiormente indotto alla raffigurazione del sentimento e dell’astratto o, anche, ancor più stilizzato, puro e semplice movimento.
E’ il passaggio dal classico al contemporaneo, il lascito delle regole rigide ed impostate verso un sistema di percezione e di libertà totalmente nuovo, anche se la danza classica, in questa nuova concezione non smetterà mai di esistere, poiché le basi anche del modern contemporary sono proprio inerenti ad essa.
Esempi fondamentali sono quelli inerenti a ciò che accade culturalmente ed artisticamente anche in Paesi europei come il Belgio e in Italia, quest’ultima molto interessata ancora oggi alla coreografia moderna.
In Italia i rivoluzionari linguaggi contemporanei del ballo, continuano ininterrottamente ad essere studiati da coreografi-danzatori come Enzo Cosimi, Virgilio Sieni, Raffaella Giordano, Roberto Cocconi e moltissimi altri di gran spessore, i quali sperimentano senza sosta una serie innumerevole di nuove tecniche espressive corporee, sempre sul sottile confine esistente tra l’astratto e la narrazione.
In Belgio invece si afferma in anni molto addietro come luogo di nascita di una nuova generazione di danzatori di questo stile, ed ovviamente di una nuova generazione di maestri coreografi, tra i quali possiamo citare nomi come Alan Patel e Jan Fabre.
Tutti coreografi uniti nel trasportare una nuova danza nella quale si inseriscono principi tratti dalle attività sportive, da quelle circensi, dalla recitazione attraverso strumentazioni visive e sonore in modo da ricercare rappresentazioni il più delle volte ad atmosfera onirica, astratta, non attinente alla realtà se non in piccolissime dosi, spesso in maniera da risultare provocatoria.
In Oriente, negli anni 60’ in Paesi lontani come il Giappone, la danza contemporanea giunge attraverso il Butoh (o danza delle tenebre), dal profondo ed oscuro linguaggio del corpo, per giungere ad una esternazione immensa delle energie vitali.
Contrariamente al resto del Mondo, la nuova danza in Giappone rifiuta lo schematismo teatrale, lo stile introspettivo e troppo astratto del Modern statunitense, ed anche le limitazioni mentali dei divieti orientali.
Pertanto sposta la sua intera attenzione sullo studio e rappresentazione della reale essenza umana, composta prevalentemente da forti sensazioni: morte, passione, violenza, erotismo, cattiveria, tutti inseriti in uno sfondo sempre surreale.Gestualità stilizzate e movimenti disadorni e lenti, mimiche facciali con forme corporee prive di linearità e bellezza, con l’unico scopo della ricerca dell’energia fisica all’interno di esso.
Si cerca di eliminare la modernità che affligge l’umanità per riportarla ad una forma