Danza e futurismo
Il cosiddetto movimento letterario e artistico d’avanguardia, nato nei primi decenni del 900’, che prende il nome di Futurismo, verrà sperimentato anche nel settore dello spettacolo e soprattutto in quello della danza.
Il Futurismo è in netta contrapposizione del teatro di prosa e del melodramma, si distacca nel settore del ballo dal classico balletto accademico, preferendo forme di teatro musicale sotto forma appunto di danza o di pantomima.
La linea di pensiero dei balletti resta molto più stilizzata rispetto al passato, contemplando un’idea puramente allusiva di ciò che viene rappresentato dai danzatori sul palcoscenico; il prodotto del balletto rimane perciò visivamente abbastanza meccanico.
Il movimento futurista nasce esattamente nel 1909 ad opera di un noto poeta italiano chiamato Filippo Tommaso Marinetti, il quale offre a tutti gli artisti futuristi uno stile di pensiero e concezione artistica differente dal classico.
Nel ballo ad esempio, la danza di carattere futurista parte dal concetto di disconoscimento del corpo per raggiungere ed oltrepassare le barriere di ogni tipo di caratterizzazione legata al divino ed allo spirituale; in questo modo la danza rappresentata si tramuta in un evento singolare reso tale dalle interazioni tra luci, colori e musica.
Questo movimento getta le basi per l’ascensione dalle danze accademiche verso nuove esigenze artistiche di espressione.
Agli inizi del 1900 in effetti vi è una incommensurabile rivoluzione nel sistema artistico generale; naturalmente viene largamente colpito anche il sistema della danza, la quale, trionfa e raggiunge l’apice attraverso la rappresentazione di stampo accademico, ma al contempo, necessita assolutamente (date le influenze esterne), di nuovi stili moderni di espressione.
Nei primi decenni, dilagano di fatto i balli folklorici e popolari, resi celebri oltretutto da i nuovi mezzi di comunicazione e dai rapporti conoscitivi tra gli individui di differenti culture, maggiormente frequenti e più stretti.
Questi stili fino ad allora ignorati, ovviamente si distaccano dal contesto accademico come per la danza classica del balletto, raggiungendo un livello di inneggiamento alla libertà corporea e di espressione mai vista prima di quel momento.
Di certo l’Europa, emblema delle nuove arti sperimentali, diventa uno dei vari campi di prova sul quale provano ad affacciarsi le nuove danze e le nuove tendenze delle arti generali del nuovo secolo incombente.
Per tutto il corso del ventesimo secolo, le barriere che rappresentano i punti di controllo dei confini artistici invalicabili che nei secoli precedenti, sembravano ed erano in alcuni casi invalicabili, vengono abbattuti, decadendo completamente dinanzi la continua diffusione e volontà della nuova sperimentazione.
Le tecniche della danza si moltiplicano, attingendo anche nel settore accademico da altrettanti stili e viceversa, includendo esercizi di allenamento classico, all’interno dei balli popolari e coreografici.
Uno dei pochi aspetti positivi della globalizzazione è proprio questo: le teorie così come le tecniche si addizionano, si mescolano, creandone di nuove ed assai maggiormente fruibili e perfezionate, immergendo i danzatori di tutto il Mondo, in un bagno vivo di sincretismo artistico, che naturalmente risulta a tutti gli effetti un aspetto positivo, una volta valutati infine i prodotti finali, la danza contemporanea può essere considerata un prodotto di tale sincretismo.